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PANINO GIUSTO “ESAGERATO” EXPERIENCE

Il piccolo GLUE che fa la differenza

E’ successo ieri. Era l’ora di pranzo, in una Milano soleggiata e tristemente deserta, quando io e la mia amica Danila abbiamo deciso di fermarci da Panino Giusto in Pagano per prenderci qualcosa da mangiare in modalità take away.

In linea con le recenti limitazioni del servizio al solo asporto, abbiamo trovato collocato all’esterno del locale un bel tavolino sul quale era esposto il menù. Si è affacciato prontamente un ragazzo che è uscito per prendere la nostra ordinazione. Dopo i pochi minuti promessi, è tornato per consegnarci un simpatico sacchetto di carta contenente i nostri appetitosi panini dal nome “Esagerato”.

Abbiamo fatto due passi e ci siamo accomodate su una panchina nel vicino Parco Vergani per consumare il nostro pranzetto. Affamate e contente della location improvvisata, abbiamo finalmente aperto il sacchetto.

Ed ecco la sorpresa: come prima cosa, appoggiato sopra al contenitore dei panini, abbiamo trovato un piccolo flaconcino logato Panino Giusto contenente gel disinfettante.

Un regalo dell’azienda ai suoi clienti, a noi, tanto inaspettato quanto apprezzato. Un pensiero, frutto di una intelligente strategia di marketing, che ci ha piacevolmente colpito. Ci siamo dette: “Ma che idea geniale è quella di aiutare i propri clienti, di questi tempi, con un simpatico gadget che li agevoli in quella che è purtroppo divenuta una necessità per tutti, ossia quella di disinfettarsi le mani prima di mangiare?”.

L’episodio mi ha richiamato alla mente un concetto che ho letto varie volte su questo Magazine, quello di GLUE, l’acronimo di Giving Little Unexpected Extras, ossia “offrire dei piccoli extra inaspettati” (approfondisci qui).

Il flaconcino di gel disinfettante ha rappresentato per me proprio un GLUE: una sorpresa inaspettata che ha dato alla mia esperienza il connotato dell’unicità e della memorabilità, tanto che non solo l’ho raccontata subito dopo ai miei colleghi di lavoro, ma ne sto anche parlando ora a voi lettori.

Ieri, io e Danila, ci siamo sentite idealmente coccolate e accudite da Panino Giusto che, con questo piccolo dono, ci ha dato dimostrazione di tenere a noi, di avere a cuore la nostra salute e di capire quali siano le nostre esigenze. Così, dopo aver con soddisfazione utilizzato il gel per igienizzare le mani, abbiamo finalmente addentato i nostri panini.

E vi assicuro che “Esagerato” è stato non solo il nome del panino che abbiamo mangiato, ma anche il piacere col quale l’abbiamo gustato.

UN MICROMARKET NELLA PROPRIA AZIENDA

La proposta innovativa di FOODIE’S

Ecco come rinnova la sua offerta, amplificandola e diversificandola, MicroMarket FOODIE’S, il brand fast casual (lanciato da http://www.tramezzino.it/) che si propone come alternativa alla tradizionale ristorazione aziendale con mense, offrendo una risposta alle nuove ed evidenti esigenze del cliente metropolitano (specie in questo periodo così difficile).

La proposta è davvero innovativa: viene offerta l’opportunità di aprire, all’interno delle aziende, un piccolo supermercato self-service, aperto H24, 7 giorni su 7, nel quale i dipendenti possono non solo acquistare cibi freschi e salutari, ma anche bere un caffè di qualità, consumare la colazione e il pranzo con piatti e prodotti gustosi e genuini, e scegliere, anche all’ultimo momento, un rifornimento estemporaneo per la cena. Le aziende debbono solo mettere a disposizione uno spazio idoneo e la connessione internet, a tutto il resto pensano loro.

L’allestimento prevede diverse soluzioni in base allo spazio disponibile: abitualmente si compone di frigorifero, scaffale, macchina per il caffè professionale e freezer per i gelati; nella configurazione più ampia, invece, sono previsti anche forno a microonde, televisione, area relax con divani, sgabelli, mensole e tavolini. A completamento del servizio, è prevista anche una comoda cassa automatica, facile, veloce e sicura. Il tutto realizzato con un design moderno, elegante, allegro, in una parola: accattivante.

Non solo, dunque, una grande comodità per i dipendenti, a cui viene offerta l’opportunità di consumare, nelle pause dal lavoro, pasti veloci, sani e di qualità, o di prendersi al volo qualche sfizioso pasto da portare a casa per la cena, ma anche la possibilità per le aziende di creare ambienti accoglienti e piacevoli al loro interno, dove i propri dipendenti, mentre fanno colazione, pranzano, si prendono un caffè o si gustano uno sneak, abbiano modo di conoscersi meglio, fare due chiacchiere, entrare in empatia e, perché no, creare l’occasione per avere idee innovative in ambito lavorativo.

Colpisce lo scopo che questo brand propone di far perseguire ai propri clienti, racchiuso in una frase che viene messa in grande evidenza nel sito: “Volete rendere felici i Vostri dipendenti con un MicroMarket FOODIE’S ?”. Questa domanda apre un mondo. Basti infatti pensare che, in numerose ricerche, è stata ampiamente studiata la correlazione tra la gioia provata dai dipendenti nel fare il proprio lavoro e la qualità delle loro performance. Non è un caso che negli Stati Uniti, dove hanno notoriamente molto a cuore il business, i MicroMarket siano in crescita da diversi anni. Il motivo è semplice: creare un ambiente piacevole dove i dipendenti possano consumare un pasto, trovare prodotti sani e prendersi un caffè scambiando due parole, li rende senza dubbio più contenti e più felici, con un aumento del loro potenziale ed un conseguente incremento della loro produttività, il tutto a beneficio dell’azienda stessa.

I MicroMarket, insomma, rappresentano un caso emblematico in cui l’azienda che si innova per andare incontro alle esigenze dei propri dipendenti riesce non solo a rendere felici questi ultimi, ma anche ad ottenere un incremento di redditività.

L’innovazione che porta felicità produce redditività: un assunto che suscita grande interesse.

HAI MAI ASCOLTATO IL CIBO?

Food Ensemble: il primo concerto che puoi mangiare

Il cibo gioca da sempre con i nostri sensi.

L’impiattamento incuriosisce la vista, il profumo ammalia l’olfatto, la consistenza convince il nostro palato, il gusto, infine, lascia esplodere in una melodia ogni nota sensoriale.

Ma, spesso, dimentichiamo che anche i suoni possono influenzare la nostra esperienza, spostando in un verso o in un altro la percezione dei sapori. Le alte frequenze, ad esempio, ci faranno percepire maggiormente i sapori dolci, mentre alcuni toni gravi accentueranno i sapori amari.

Quando parliamo di suono, non facciamo esclusivo riferimento alle note musicali, ma anche all’affascinante rumore del cibo stesso: il sobbollire dell’acqua, lo scricchiolio di una patatina, la mescita del vino, lo scoppiettio del soffritto, la danza delle fruste tra le nuvole bianche.

Un’immersione completa

Immagina di vedere uno chef cucinare dei bellissimi piatti davanti ai tuoi occhi, senti i rumori della preparazione che riempiono la stanza, lentamente i rumori si trasformano, si sommano e diventano musica.

A questo punto, mentre stai ascoltando la composizione, puoi assaporare il piatto i cui suoni la hanno generata.

È questa la premessa di un invito a cena dello chef Andrea Reverberi, il sound designer Francesco Sarcone, sous-chef e sommelier Marco Chiussi.

Tre giovani artisti che hanno dato vita al progetto Food Ensemble, il primo concerto che puoi mangiare.

Lo sviluppo dell’idea

Partiti utilizzando strumenti di cucina come elementi musicali, hanno presto capito che mancava un elemento di connessione con il pubblico in grado di stimolarne tutti i sensi.

Hanno, così, aggiunto il cibo dando vita ad un vero e proprio spettacolo: ogni brano è composto partendo dai suoni e dai rumori prodotti dalle materie prime e dagli strumenti utilizzati per la preparazione dei piatti, lasciati poi degustare agli ospiti.

Una performance di musica e cucina, un’esperienza da vivere come un concerto, uno spettacolo da gustare come una cena. Un nuovo modo di coinvolgere gli ospiti che, da fruitori dello spettacolo, diventano parte integrante dello stesso.

Pronti ad ascoltare il suono dei loro piatti?

Ricerca, contaminazione e sperimentazione sono gli ingredienti principali di Food Ensemble.

Le degustazioni si compongono generalmente di quattro portate e relative quattro composizioni musicali.

Ogni brano è composto partendo dai suoni e dai rumori prodotti dalla realizzazione dei piatti che accompagna, campionati dal vivo. Piatti che vengono realizzati davanti agli occhi dello spettatore proprio come in uno show cooking. Musica che viene eseguita dal vivo come in un concerto live.

Nel pieno rispetto di tutti i 5 sensi, nei loro piatti nulla è lasciato al caso come conferma una delle recensioni condivise “Un’immersione fatta di ritmo, profumi, colori e richiamo all’estetica che mi ha regalato una forte sensazione di armonia e trasporto e fatto percepire che tutto fosse nel posto giusto, nel momento giusto”.

Come sviluppate l’ideazione delle vostre performance?

Partite dalla materia prima che volete utilizzare o dalla melodia che volete creare?

Ogni piatto è un viaggio a sé, a volte partiamo da un gusto che abbiamo in mente, a volte da un passaggio musicale che vogliamo descrivere con i sapori, a volte dal suono di qualcosa che mangiamo ogni giorno ma che in quel preciso giorno ci ha comunicato qualcosa.

Di solito le idee migliori nascono quando ci poniamo delle domande, ad esempio: “come facciamo a creare un piatto healthy, vegetale, con un carattere deciso e che suoni da paura?” Così è nato “Cannoli Babaganoush”, una delle nostre composizioni più apprezzate, dopo tanti tentativi, uno studio approfondito delle materie prime e una ricerca sonora minuziosa.

Il 2019 vi ha visto impegnati in un tour di 6 mesi contrassegnato dal “Tutto esaurito” in 20 città attraverso 4 Paesi; avete collaborato con importanti brand del settore alimentare e raccontato in musica 4 ricette di Davide Oldani, un progetto da cui è nato un album ascoltabile su Spotify e un disco in vinile “Spaghetti Symphony”, presto in uscita.

Eravate pronti per il Tour 2020. La pandemia vi ha costretto a rinunciare al contatto diretto con il pubblico, ma non ha spento fiamme e amplificatori che avete acceso nelle vostre case.

Quali nuove forme di intrattenimento avete sperimentato in questo periodo e quali sono, invece, i vostri progetti per il futuro?

Ci siamo interrogati molto sul concetto di vicinanza, perché la nostra preoccupazione non era quella di stare fermi, bensì di continuare ad essere vicini alle persone che ci seguono e ci aspettano. Perciò abbiamo raccontato ricette, ci siamo esibiti nelle nostre case, abbiamo condiviso le nostre storie e le nostre passioni… e abbiamo ascoltato tanto gli altri!

Novembre e dicembre saranno i mesi del ritorno ai live per noi, riparte quindi il nostro tour che ci vedrà in diverse città d’Italia, poi per il 2021 abbiamo tante novità, alcune nuove collaborazioni e un sacco di produzioni nuove pronte a uscire.

Ultima domanda, per noi la più importante!

Sui vostri social, rivolgendovi ai vostri ascoltatori, scrivete: “A volte alziamo lo sguardo per vedere se ci siete ancora. Siete in perfetto silenzio. In questi momenti ci chiediamo cosa si viva dalla vostra prospettiva “. Avete trovato una risposta?

Non del tutto! Ognuno ha la sua risposta e non è possibile sintetizzarle tutte. Quello che più spesso ci riportano i nostri ospiti è lo stupore, quella sensazione di qualcosa che non ti aspetti anche se sai che devi aspettarti qualcosa di diverso.

L’ingrediente segreto del successo del trio Food Ensemble è, dunque, la capacità di stupire, emozionare ed entusiasmare i propri ospiti regalando loro un’esperienza in grado di risvegliarne tutti i sensi.

Non ci resta che attendere di poter mangiare uno dei loro concerti!

UNO CHEF NELLA TUA CUCINA: I LOVE OSTRICA

Fra le prime 100 eccellenze italiane la perla del mare di Luca Nicoli 

Devi organizzare una cena importante, un evento aziendale, vuoi festeggiare un anniversario, stupire i tuoi ospiti o semplicemente assaporare del pesce fresco? I love Ostrica è la soluzione che fa per te!

Il progetto imprenditoriale ha inizio da un’idea di Luca Nicoli, bergamasco di origine, che da sempre ha il sogno di promuovere la cultura dell’ostrica e dei prodotti più rari e preziosi del mare. Nel 2007 Luca fonda La Piazzetta del Pesce, un e-commerce ittico che vende pesce di alta qualità e freschezza a ristoranti e privati, promuovendo non solo l’ostrica, ma tutta la cultura e la tradizione legata al pescato fresco. 

La passione di Luca, i “luxury fish events” che periodicamente organizza in cui le ostriche diventano protagoniste di degustazioni, banchetti, catering a domicilio ed eventi aziendali, l’entusiasmo del pubblico, portano alla nascita di “I love Ostrica”, www.iloveostrica.it, originale shop online, catering e degustazioni con protagoniste ostriche, crudités di mare e pescato di altissima qualità.

Il viaggio nel mondo delle ostriche, crudi, caviale e delizie del mondo del pesce ha inizio sul portale dove a seguito dell’ordine i prodotti vengono acquistati presso i migliori fornitori, abbattuti a -40° in tempi brevissimi per mantenere tutte le proprietà, confezionati in una speciale Fresh Box per conservare la freschezza del prodotto, e infine consegnati direttamente a casa tua in sole 24 ore.

Per completare la tua cena/evento, sul sito puoi trovare anche degli ottimi vini da abbinare, gli accessori utili per le tue preparazioni nonché delle gustose ricette per valorizzare il pesce che stai acquistando.

I love Ostrica non è un semplice shop on-line, offre anche un servizio di “chef a domicilio” che ti permette di non rinunciare alla tua idea, di organizzare cene ed eventi o di stupire la tua Lei in un’occasione particolare. Uno chef dopo aver ricevuto il dettaglio del tuo ordine, acquista i prodotti migliori, li porta a casa tua e li valorizza nella tua cucina, trasformando la tua casa in un ristorante di lusso.

L’ideazione di una soluzione originale ed esclusiva per privati e aziende, l’eccelsa qualità, la velocità di esecuzione dell’ordine e l’invenzione dei luxury fish event, ha permesso a I love Ostrica di aggiudicarsi il premio come una delle 100 eccellenze italiane del 2020, assegnato da So Wine So Food e Forbes Italia.

SIKELIA: DA VITTORIA UNA FOOD EXPERIENCE A KM 0

sikelia3Da Nord a Sud, la nostra Italia è piena di fantastici posti dove il cibo è un esperienza. Ci troviamo a Vittoria, in provincia di Ragusa, e oggi mangiamo al Sikelia, una “gastronomia artigianale”.

I proprietari sono due fratelli, Tania e Angelo. Entrambi cuochi, figli di mamma cuoca e papà impiegato, Tania e Angelo hanno più di dieci anni di esperienza nel settore ristorazione e hanno lavorato un po’ ovunque, soprattutto in Svizzera e Francia.

sikelia7Circa un anno e mezzo fa, Angelo è rientrato a Vittoria dalla Francia e ha deciso di sfruttare un terreno incolto di sua proprietà piantando erbe officinali, ortaggi vari e verdura. L’abbondante produzione veniva rivenduta ai ristoranti locali. Fino a quando Angelo si rende conto che con quello che produceva poteva diventare un produttore/ristoratore indipendente: preparare numerose pietanze senza dover correre dietro all’assillo della spesa e…delle spese!

Animato da tanta buona volontà, con l’aiuto del cognato e con le idee abbastanza chiare, comincia i lavori di ristrutturazione del locale.

sikelia2L’arredamento del locale mette in pratica la sua prima regola: semplicità. Il Sikelia non è molto grande 20 posti a sedere interni e altrettanti fuori. Un bel bancone angolare dove vedere tutte le prelibatezze e tutti i prodotti che vengono usati in cucina: l’olio, le conserve, il cioccolato, etc… tutti rigorosamente locali e, se si può, bio.

Da qui la seconda regola di Angelo e Tania: genuino.

In cucina si usano solo ed esclusivamente i prodotti di stagione che l’orto di casa produce, si compra solo ciò che l’orto non riesce a produrre a causa della tipologia di terreno. Carote, patate e tuberose varie vengono reperite da piccole aziende locali che seguono il percorso del biodinamico.

Gli unici acquisti rigorosamente locali che il Sikelia ha deciso di fare sono: latticini, carni equilibrate, solo sfilacci di cavallo, pollo e salsiccia (questa di produzione propria), bresaola e prosciutto cotto e le bevande con particolare cura agli ingredienti usati e alla storia che portano addosso

La sera, intorno le 18, quando il padre porta il raccolto, si decide il menù, definito a sorpresa, perché varia con le stagioni e con la disponibilità. Non si cerca di fare un menù che piaccia per forza a tutti così da prendere quanti più clienti possibili, l’obiettivo è anche innescare un cambiamento, fare un minimo di educazione alimentare: mangerai bene e sano anche senza la bistecca!

sikelia6L’esperienza Sikelia è “di casa”. Hai fretta? allora puoi ordinare velocemente o da asporto scegliendo quaranta pietanze tra calde e fredde, che ognuno può mixare e combinare a piacimento. Ci si può fermare, premere “stop” e fare un pranzo slow: tre tipi di pasta fatta in casa con tre o quattro condimenti variabili, tre secondi e contorni vari, tre o quattro dolci.

Nessuno resta scontento: la semplicità delle relazioni e le chiacchere che potete scambiare con Angelo vi danno la possibilità anche di ordinare ad hoc un piatto in particolare o secondo esigenze specifiche (celiachia/intolleranze)

Riassumendo l’esperienza Sikelia mettiamo al primo posto la semplicità. Dall’approccio con il cliente, sempre diretto e aperto, alle ricette con prodotti sani, freschi, di stagione, senza troppi condimenti, solo olio di oliva e mai burro o margarina, senza andar a cercare l’ingrediente impossibile. Semplici nell’arredamento, il legno dappertutto, riuso creativo di cose dismesse: il cassetto del vecchio comò di nonna è diventato un dispenser per le conserve delle aziende locali; la vecchia scala pieghevole è diventata la struttura dell’esposizione delle bottiglie, la corda è usata per la segnaletica.

sikelia5Sikelia è locale: i prodotti devono smuovere l’economia locale, la cosiddetta km 0 e dare una chance ai piccoli produttori locali, innescare virtuosismi di sempre maggiori produzioni BIO.

Sikelia è sostenibile: non si usa la plastica: piatti e bicchieri sono di vetro e ceramica, tovaglioli set tavola di carta riciclata, il vetro viene riusato per inventare nuove componenti d’arredo o raccolto per il riciclo, il cibo non si butta quasi perché si tende a preparare le cose sul momento ed essendo quasi tutte verdure e ortaggi i tempi di preparazione non sono lunghi e poi gli scarti vanno agli animali della loro piccola fattoria. La scelta di non avere in menù carne di tagli diversi è anche per aver minore impatto energetico. Avere le celle e gli abbattitori per gestire carne e pesce sarebbe una spesa consistente nella gestione della cucina e soprattutto nella bolletta elettrica.

sikelia8Sikelia è fiducia: Angelo e Tania dedicano molto tempo nel parlare con i loro clienti, capire cosa hanno provato mangiando da loro ed avere un feedback immediato e sincero. Riescono a ricordarsi tutto di loro! Quando si rivolgono ai clienti, danno tutta la disponibilità possibile, chiedendo di essere contattati per telefono, sms, social, per avere informazioni sul menù del giorno, possibili variazioni, consegne a domicilio, prenotazione tavoli.

E’ bello trovare un posto dove si ritorna a mangiare quello che la stagione ti offre, senza la noia delle stesse cose in ogni periodo ma, al contrario, far rinascere l’attesa! La cura e l’attenzione nella ricerca dei prodotti genuini, la solarità con cui instaurano il rapporto con il cliente, il contenimento del prezzo grazie al km 0 e di alcune accortezze gestionali, questa continua ricerca dell’equilibrio tra cibo sano, nutriente e a basso impatto ambientale, sono il Sikelia.

Articolo scritto per News & Customer Experience da Laura Concetta Zarbo, Studio MeDesign (www.studiomedesign.it)

Foto Credits: Daniela Polsino

FOODSCOVERY: I DUE LATI DELLA CUSTOMER EXPERIENCE

A chi non è mai capitato, andando all’estero, di sentire la mancanza della cucina di casa?

Quella Italiana, poi, si sa, manca un po’ a tutti, Italiani e non, tanto che spesso viene copiata, imitata, richiamata in diversi prodotti (un fenomeno che si chiama Italian Sounding) ma anche in diversi format di ristorazione (Vapiano è la più estesa catena di ristoranti italiani – sono 150 in 30 Paesi – tutta.. Made in Germany!).

Oltretutto, l’Italia è caratterizzata da una varietà incredibile di prodotti eccellenti, che a volte rimangono sconosciuti agli stessi italiani. Non solo – tra gli altri –  mozzarella di bufala, parmigiano reggiano o barolo, ma anche la marmellata mandarella, il torrone aelion, la crema di lumache e ceci alla cantalupese o il tè verde al limone verdello di giarre..

Dopo aver vissuto all’estero sentendo spesso la mancanza di un vero pasto italiano, dopo aver sviluppato una piattaforma di e-commerce in oriente e dopo aver “scoperto” un mondo di produttori unici ed eccellenti, Mario Sorbo e Fabio di Gioia si mettono al lavoro con lo scopo di portare al consumatore italiano, prima, e di tutto il mondo, poi, i prodotti di quelle piccole realtà come pasticcerie, torrefazioni, aziende agricole, botteghe che popolano l’Italia.

Così nasce Foodscovery, un marketplace che riunisce prodotti pregiati che vengono spediti al cliente direttamente dal produttore. Una sorta di Km Zero virtuale, in grado – addirittura – di far arrivare in Germania dei cannoli siciliani freschi di giornata.

Foodscovery non è solo uno strumento di relazione acquisto/vendita tra compratore e venditore, Foodscovery racconta la storia del prodotto e del produttore, facendo scoprire allo stesso cliente italiano “pezzi” del proprio Paese che lui stesso non conosceva.

Il lavoro scrupoloso e attento, dalla selezione dei produttori e dei loro prodotti (all’ultima edizione del Pitti Taste, gran parte dei produttori partecipanti erano presenti sulla piattaforma), alle modalità di spedizione (che adottano all’occasione un packaging isotermico refrigerante studiato e creato ad hoc), fino al customer care (che spesso anticipa i problemi legati al ritardo delle spedizioni), stanno largamente ripagando Foodscovery che, a poco più di un anno dal lancio ufficiale del 7 Ottobre 2014, è arrivato ad avere una percentuale di riacquisto dai suoi clienti (ad oggi in larga parte italiani) del 30%, un aumento dello scontrino medio da 40 a 55/60 euro, ben 4000 recensioni sul proprio sito e un’offerta di 1.200 prodotti da 150 produttori diversi.

Ma il successo di tutto questo? Sta nell’approccio e nell’esperienza che Mario Sorbo e Fabio Di Gioia offrono ai loro clienti: l’acquirente e il produttore. Un approccio ritagliato sulle loro caratteristiche e le loro esigenze, un approccio che parla – da una parte –  il linguaggio di un superconsumatore attento e alla ricerca di novità di qualità e sempre più connesso online, che non si accontenta di acquistare prodotti, ma che vuole conoscerne la storia e poterli ricevere freschi anche se arrivano da lontano. Dall’altra il linguaggio di piccole realtà produttive, che, spesso, sono noti solo nel loro territorio e non hanno la forza di farsi conoscere oltre, realtà che – a volte – non sono ancora use alle novità tecnologiche che gli ultimi anni ci stanno imponendo, tanto che Foodscovery ha creato per loro la possibilità di risposta agli ordini via sms.

Un approccio del genere ha generato fin dall’inizio un ottimo passaparola, sia tra i produttori stessi (che, come ci spiega Mario Sorbo “all’interno di una certa nicchia di settore, si conoscono tutti”), che tra gli utenti della piattaforma, consegnando a Foodscovery le chiavi per un lungo successo.

Nel frattempo, potete gustarvi una deliziosa anteprima guardando questo video!

RESTAURANT EXPERIENCE STRATEGY PER AVVENTORI FELICI E FEDELI

Spesso i brand spendono enormi budget in marketing per attirare nuovi clienti all’interno dei propri negozi, dimenticandosi, però, che, una volta entrato, il Cliente deve essere trattenuto, prima, e, successivamente, deve essere convinto a tornare.

Quindi, se da una parte è fondamentale per un brand attrarre nuovi clienti per costruire le basi di un solido successo, dall’altra, sicuramente, la sua continua crescita dipenderà in larga parte da quei Clienti che, sorpresi, soddisfatti ed entusiasti della loro esperienza, vorranno tornare. O, meglio ancora, vorranno consigliare il brand ad amici e colleghi.

D’altra parte, qual è il momento in cui il Cliente è più propenso a “dare retta” a quello che il brand ha da dire, se non quando si prende del tempo per frequentare il suo negozio, il suo store o il suo locale? Pubblicità online e offline, per quanto impressionanti, possono cogliere il Cliente occupato in altre faccende e quindi poco attento o propenso ad accettare input. Ma quando entra in negozio, è quello il momento in cui “abbassa le difese” ed è pronto ad essere “sopraffatto” dalla proposta del brand. Che, ovviamente, deve essere assolutamente all’altezza delle aspettative di un sempre più esigente Cliente.

Oltretutto, investire nel cosiddetto “in store marketing” non è neanche particolarmente oneroso, dal momento che si tratta di accorgimenti che in ogni caso dovrebbero essere messi in atto, facendo parte del layout e del format dello store. Si tratta di un’occasione unica, inoltre, per raccontare al Cliente la propria storia, i propri valori, la propria identità, per creare quell’affinità ed empatia che porterà il Cliente a diventare portavoce del brand nel suo mondo (piccolo, ma più facilmente abbastanza esteso, se ricordiamo la viralità dei social network!).

Prendiamo, per esempio, il caso di un ristorante, di un bar, una pizzeria o una gelateria: a seconda della tipologia di locale e del suo target, ogni attività deve stampare il packaging per il takeaway (leggi qui), vassoi o vaschette, tovagliette e tovaglioli e così via.. Secondo Mike Wolfsohn, della High Wide & Handsome, agenzia di comunicazione californiana, “si tratta di materiali che rientrano dei normali budget dei ristoranti e che vengono comunque prodotti e utilizzati. Sono quindi il mezzo perfetto per diffondere il proprio messaggio senza aumentare le spese”.

Proprio nel momento in cui il Cliente si è preso il tempo per sedersi e dedicare qualche minuto (nella peggiore delle ipotesi) al proprio pasto.

La Product Evaluation Inc, società di ricerca specializzata nel “food service” nello stato dell’Illinois, ha effettuato una ricerca tra gli avventori abituali di alcuni ristoranti di età tra i 18 e i 65 anni per identificare quali fossero i messaggi e i mezzi che più veicolano la fedeltà dei clienti e il loro passaparola. Tovaglie, tovagliette, porta tovaglioli e menu sono gli oggetti migliori per attirare e trattenere l’attenzione dei clienti.

Inoltre, il 65% dei degli intervistati segnala di essere particolarmente interessato a notizie sugli sforzi del brand in senso ambientale: informazioni sul riciclaggio dei materiali, descrizioni sull’uso dell’energia o sulle tecniche di costruzione dei locali.

Il servizio, ovviamente, è uno strumento potentissimo di marketing all’interno del ristorante (come abbiamo dettagliatamente analizzato nella nostra indagine sulla delicata fase dell’accoglienza all’interno dei locali milanesi), in grado di “dirla lunga” su identità e valori del brand.

Creare un’esperienza estremamente soddisfacente per il Cliente all’interno del proprio store faciliterà la nascita e la diffusione di un passaparola in grado di aumentare quella base sulla quale si fonderà il successo del brand. Le opportunità per creare una Customer Experience a prova del cliente più esigente sono molte e sono chiamate “touchpoint”: si tratta delle diverse occasioni che il Cliente ha di entrare in contatto con l’azienda e con il brand. Italian Customer Intelligence ha intrapreso un viaggio attraverso i touchpoint di diversi settori: scopri quelli della Ristorazione e del Fashion Retail!

Non perdere la rubrica e trova tanti consigli utili per il tuo brand!

LE ORECCHIETTE FATTE IN CASA FANNO STORIA A DUBAI

Alice Scuratti, 31 enne, Milanese. Un lavoro da commercialista che non la soddisfa, una forte passione per la cucina italiana e una voglia estrema di cambiare vita.

FC05“Quando lavoravo in studio, mi annoiavo così tanto che nei momenti morti mi fissavo sui food blog”, ci racconta. Così nel 2013, decide di “darci un taglio” e iniziare una nuova avventura: insieme al fidanzato, una valigia piena di speranza e tanti punti di domanda, si trasferisce nella “New York del Golfo Persico”, Dubai!

Accorgendosi del forte gap tra ciò che è cibo italiano e ciò che viene presentato come tale, Alice inizia fare lezioni di cucina a domicilio a persone di tutte le età, cultura ed estrazione, raccontando la tradizione culinaria italiana e dando vita al progetto “Fatto in Casa”.

Che cos’è Fatto in Casa?

Fatto in Casa è un brand che offre consulenza ai ristoranti italiani gestiti da persone straniere in tema food, partecipa a eventi importanti, come il Dubai Food Festival, collabora con i ristoranti italiani che hanno sede a Dubai, organizzando corsi di cucina, workshop, eventi:

“Noi offriamo expertise, mani d’oro e le facce da ‘italiane a Dubai’, loro la struttura

La formula è semplice, ma geniale. “Siamo un gruppo di donne italiane che vive a Dubai, che ama la cucina italiana e che ha deciso di mettersi in gioco, condividendo quello che ha sempre imparato: non delle semplici ricette, bensì CASA NOSTRA. È questa la marcia in più: dietro la mia crostata alla ricotta, c’è mia madre, mia nonna! E poi conosciamo l’origine dei prodotti che vendiamo, siamo dei romantici in fondo. Dallo chef al cameriere, quando vendiamo un piatto, raccontiamo una storia. La nostra”.

Uno storytelling tutto tricolore, che coinvolge i cinque sensi dei loro clienti, perché non assaggiano solo piatti della cucina italiana, ma assaporano un pezzo della nostra tradizione.

FC03Alice racconta una storia che non è un ricordo da rinverdire, ma è un’attualità da comunicare attraverso tutti i piatti che prepara o che insegna a preparare, facendo vivere quei rapporti a cui la ricetta è legata e da cui lei non vuole separarsi.

Per Alice le tradizioni si tramandano, se si tramandano i rapporti che le rendono attuali. In più, poiché per lei non si può separare la tradizione di una ricetta dalla persona in carne e ossa a cui essa è intrinsecamente collegata, ne crea uno tutto nuovo con il cliente e lo fa entrare nell’essenza stessa della ricetta, fatta di emozione, di storia, di ricordi di cui Alice e Fatto in Casa rappresenta solo il primo passo.

fattoincasaBurj2Il resto lo farà il cliente, che ogni volta che assaggerà quella crostata di ricotta penserà all’esperienza vissuta e la tramanderà a sua volta.

Fatto in Casa è l’esempio perfetto per capire che il cliente vuole sentirsi partecipe del brand e contribuire alla sua essenza, innamorarsi di una storia. Non basta la qualità dei prodotti, bisogna saperli raccontare, soprattutto a chi non li conosce (o crede che gli “spaghetti pollo palla”, amatissimi a Dubai, rappresentino l’Italia).

Solo così il cliente diventa a sua volta narratore della nostra storia.

Italian Customer Intelligence, con Stefano Damonti e Mario Sala promuove un seminario per acquisire concrete indicazioni su come costruire le storie dei propri prodotti e della propria azienda, in grado di fare innamorare per sempre i loro clienti.

Per avere informazioni sul seminario scrivi a: info@italiancustomerintelligence.it

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