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Gabriele Mancosu - page 2

Gabriele Mancosu has 44 articles published.

Manager consultant di Praxis Management e News & Customer Experience. Dal 2012 è impegnato nello studio del cliente del segmento Fast Casual e nell’applicazione pratica delle best practices di customer experience alla realtà organizzativa e quotidiana delle organizzazioni di ristorazione. Da 6 anni riporta la voce e l’esperienza del cliente in alcuni prestigiosi brand della ristorazione; per questi ultimi si occupa anche della progettazione e formalizzazione di mansionari e procedure per migliorare l'esperienza del cliente e della loro diffusione attraverso programmi didi formazione in e-learning e video. Esperto della mappatura dei touchpoint (punti di contatto cliente/brand), ne verifica la corrispondenza con le promesse del brand dal punto di vista del cliente, al fine di proporre significative innovazioni. gabriele.mancosu@praxismanagement.it

CHANEL OMAGGIA L’ITALIA

Dopo la recente fondazione della “Capri Holdings Limited” (clicca qui), l’alta moda continua a rivolgere gli occhi all’Italia

Il “Giardino all’italiana“, si sa, è una tra le innumerevoli espressioni artistiche nate in Italia e amate in tutto il mondo. Sono passati secoli dal fiorire (è proprio il caso di dirlo) dalla nascita di quest’arte, ma ancora oggi attira tantissimi turisti nel Bel Paese, ispira repliche per le ville dei più facoltosi e funge da scenario per gli eventi tra i più importanti in tutti i campi della creatività e del jet set.

Il 22 gennaio 2019 il Giardino all’italiana è tornato alla ribalta. Ancora una volta vi parlo di Chanel e delle sue memorabili sfilate all’interno del Grand Palais (clicca qui). Lo scenario scelto per la presentazione della collezione haute couture primavera/estate 2019, disegnata dal direttore creativo Karl Lagerfeld, è sublime. I (fortunati) spettatori presenti, ma anche chi, come me, l’ha ri-vissuta grazie ai potenti mezzi digitali, si trova immerso in una cornice onirica dove, come la tradizione dei più gloriosi giardinieri prescrive, verde ed acqua sono gli elementi fondamentali. La colonna sonora: anch’essa tutta “italiana” (Mina, Umiliani e Trovaioli gli autori).

Questo set, singolar museo di mirabilia (cit. Luigi Zangheri, docente di storia del giardinaggio), è la cornice di una collezione ricca di look ispirati contemporaneamente al diciottesimo secolo e agli anni ’70 e ’80 del ventesimo secolo, soprattutto nel make up delle bellissime modelle.

Chanel ispira così una donna capace di valorizzare il meglio di epoche diverse, all’interno di una cornice italiana.

Godiamoci i momenti migliori di questa, ennesima, sfilata memorabile!

ACCENDERE LA PASSIONE PER IL “BUON FRESCO”

Intervista ad Emanuele Capozza, architetto e pittore con una passione che vive tra passato, presente e futuro.

“Questo corso è stata una delle attrattive più rilevanti del mio primo viaggio a Firenze, in Italia. Emanuele, l’istruttore, è stato professionale e davvero stimabile… Sono uscito dal suo corso sentendomi ispirato e desideroso di approfondire sempre più questo aspetto della cultura dell’arte che Emanuele è determinato a far rivivere”…

Emanuele Capozza al lavoro

Queste sono le parole di William da New York, uno dei tanti utenti Airbnb che ha firmato una recensione entusiasta per l’experience appena vissuta grazie ad Emanuele Capozza, a Firenze. Ho conosciuto Emanuele (clicca qui per il suo sito web) nel gennaio 2016, grazie ad un amico in comune che mi ospitava nel capoluogo toscano, ma solo da pochi giorni ho realizzato e apprezzato le diverse facce del suo operare quotidiano.

Di seguito il nostro ultimo dialogo, avvenuto quando, “unendo i puntini”, mi sono reso conto che l’attività di Emanuele è perfettamente calata nell’epoca che stiamo vivendo.

Emanuele, come ti definisci?

Sono un architetto pittore! Ho unito la professione di architetto alla mia più grande passione, che è quella per la pittura (Emanuele ha già diverse esposizioni all’attivo, NdA); da questa unione è nata la mia specializzazione come architetto e pittore, molto apprezzata, grazie alla quale mi vengono commissionati quadri e vengo incaricato sovente per lavori negli interni di ville e abitazioni.

Emanuele alle prese con la pittura di un affresco in interno, Parigi

Seguendoti sui social (clicca qui per il profilo Facebook) ho però scoperto un’altra attività che promuovi e che mi ha davvero incuriosito: “Fresco Class”. Di cosa si tratta?

Ormai qualche anno fa sono venuto a conoscenza che la piattaforma Airbnb offriva agli “host” viaggiatori di tutto il mondo non solo servizi per l’accoglienza “classica”, ma anche la possibilità di far vivere – o vivere – delle vere e proprie esperienze, che loro chiamano experiences: ai clienti/viaggiatori era ed è tutt’ora possibile offrire, tramite la piattaforma, delle vere e proprie esperienze. Ad esempio ho visto recentemente che c’è chi si offre per accompagnare i turisti (e non solo) a vivere l’esperienza della ricerca del tartufo nel vicino Mugello! In un batter d’occhio ho capito che avrei potuto offrire ai visitatori di Firenze un’esperienza davvero significativa: dopo aver ammirato nelle chiese e nelle mura di questa splendida città gli affreschi tra i più belli del mondo i turisti si sarebbero potuti cimentare, guidati da me, nella realizzazione di un loro piccolo affresco. In questo modo la loro visita nella città sarebbe stata impreziosita da una maggior consapevolezza rispetto ai capolavori ammirati o da ammirare. In poco tempo l’attività è partita, l’ho perfezionata sempre più, e ha riscosso un successo sempre crescente. Oltre all’esperienza vissuta, ai miei allievi rimane anche il piccolo affresco da loro realizzato.

Fresco Class

Dove si svolgono i tuoi “Fresco Class”?

All’interno dell’antico convento di Santa Maria Novella, un luogo davvero evocativo: i partecipanti vivono la loro esperienza come novelli affrescatori nello stesso luogo dove si trovano capolavori del Ghirlandaio, Filippino Lippi, Bronzino, e così via.

Quanti corsi e quante persone hai incontrato nei tuoi workshop?

Siamo ad almeno 50 corsi, tantissimi i partecipanti.

Da dove arrivano i tuoi allievi?

Da tutto il mondo! Stati Uniti, Australia, Cina, Giappone e tanti altri paesi. Mancano solo gli italiani!

Come mai?

Da un lato perché ancora gli italiani usano poco Airbnb, ma soprattutto perché sono nati e cresciuti in un museo a cielo aperto! Per noi italiani è più facile avere a che fare con i capolavori della storia dell’arte e così, quando vi entriamo in contatto, forse non sentiamo più di tanto il bisogno di fare un’immersione completa. Chi arriva da lontano a Firenze, magari da un altro continente e per pochi giorni, vuole respirare, vivere e approfondire questa realtà più che può.

Qual è la tua mission?

L’antica arte del “buon fresco” è la mia passione e il mio obiettivo è accendere e diffondere la stessa passione nelle persone che incontro nei miei corsi.

Perchè ti appassiona tanto questa tecnica?

Per la sua storia indubbiamente, ma anche perché è ancora attualissima. È una tecnica eterna e viva: l’opera così realizzata muta nel tempo, migliora, brilla sempre di più. Come architetto sono alla ricerca di un affresco che rappresenti la modernità con aderenza a grafica e design.

Hai progetti per il futuro?

Certamente mi piacerebbe allargare queste experiences a gruppi più numerosi, coinvolgendo altri maestri. Ho in progetto la fondazione di una vera e propria scuola presso Santa Maria Novella e, sicuramente, inizierò a viaggiare molto. Le dimostrazioni di interesse e le richieste per portare le mie lezioni sono tante, dagli Stati Uniti all’Australia!

Mi ha colpito molto l’attività di Emanuele, la sua intraprendenza (investe il 60% del tempo nella promozione online delle sue attività) coniugati alla grandissima passione e maestria. Il successo dei suoi workshop testimonia come davvero oggi, i clienti (in questo caso i clienti-turisti) siano sempre più alla ricerca di attività capaci di accrescere sempre più il significato e il valore del proprio tempo, oltre la semplice ricerca di prodotti.

LA BRACE DEGLI DEI

Valhalla, il primo ristorante “vichingo” a Milano, ci (ri)porta dritti al punto: trova la tua “mattonella” e diventane un campione!

PUNTA ALLA SPECIALIZZAZIONE

Ne abbiamo a lungo parlato, la specializzazione, nel campo della ristorazione, è oggi questione di “vita o di morte”. Ne abbiamo addiritura fatto il primo dei dieci consigli del decalogo del nostro “Aspettando Starbucks” (clicca qui per il libro intero). Far prosperare un brand, soprattutto nel segmento Fast Casual, è una grossa sfida per un “ristoratore”. Talvolta la tentazione è forte: allargare l’offerta a dismisura, cercare di soddisfare tutti… E’ finito il tempo dell’offerta omnicomprensivaIl cliente chiede specializzazione: vuole vivere col brand quell’esperienza sincera, unica e genuina che solo “lì” potrà trovare. Dicevamo: “punta alla Tua specializzazione e, in quella, cerca di essere il numero uno al mondo; è davvero vincente che il brand scelga la “mattonella” di esperienza del cliente oggetto della propria leadership e su questa dovrà essere capace di proporre una vera e propria immersione”.

I VICHINGHI SBARCANO IN DARSENA A MILANO

Dal 900 D.C. i Vichinghi divennero tristemente famosi per le loro razzie in tutta Europa: monasteri e città intere si abituarono presto a riconoscere il tipico profilo affusolato delle imbarcazioni nordiche, capaci sia di navigare negli oceani, sia di risalire i fiumi, così che, al primo avvistamento, tutta la popolazione veniva allarmata e ci si preparava alla devastazione.

Fortunatamente, ai giorni nostri, rimane la grande curiosità per questa civiltà, molto meno “barbara” di quanto le cronache “continentali” ci abbiano tramandato. La riscoperta e la curiosità che destano oggi le saghe norrene e le cronache di quei tempi la si deve anche a fortunati show televisivi, come Vikings.

Forse sull’onda di questa “Vikingmania” due giovani imprenditori, Milena Vio e Igor Iavicoli, hanno avuto l’idea (e l’hanno realizzata) di aprire a Milano il primo ristorante vichingo: Valhalla.

Nella mitologia vichinga il Valhalla è il paradiso dei guerrieri caduti in battaglia, una “destinazione” cui ambire per gli irrequieti uomini del nord. Anche il Valhalla milanese è, in questi giorni, una meta ambita, ma da appassionati foodiescuriosi e turisti che popolano la città meneghina in questi giorni di ferie e annesse abbuffate.

MENU E AMBIENTE VICHINGHI

Nel menu di Valhalla è possibile trovare proposte davvero ricercate e coerenti con la tradizione vichinga: tanta selvaggina, come cervo, capriolo, cinghiale, quaglia e così via. Ma anche proposte vegetariane e vegane: non dimentichiamoci che i vichinghi furono, oltre che esploratori, fenomenali contadini capaci di far fruttare le terre più inospitali. Non mancano naturalmente proposte “moderne”, come il burger di daino.

L’atmosfera che si respira nel ristorante è altresì coerente: come nella mitologia norrena, anche il Valhalla milanese offre ai suoi visitatori un ambiente ricco di scudi, elmi, pelli, coppe di birra e asce da guerra.

OPPORTUNITÀ CONTINUE

Mi ha davvero incuriosito il caso di questo, per ora unico, punto vendita: Milano e il suo cliente metropolitano (molto molto simile a quello che popola le grandi città mondiali) dimostrano ancora una volta di essere un vivissimo “campo di battaglia” per iniziative audaci e ben studiare. Grazie proprio alla specializzazione aumentano esponenzialmente le possibilità per gli imprenditori, nuovi e «storici», di poter dare vita a nuove imprese, consci del fatto che il cliente si aspetta un’offerta specializzata e che dovranno e potranno concentrare i loro sforzi nel «fare bene» una cosa e non più offrire una gamma vastissima di item all’interno del loro menu.

QUEL 10% DECISIVO DI NASI DELICATI

L’acquisto di un’automobile nuova è sempre un evento, sia essa una più spaziosa familiare o una scattante sportiva. Le emozioni dei primi giorni di guida sono spesso intense: bisogna imparare a conoscersi con il nuovo mezzo, ogni tragitto è una scoperta. Entrare in sintonia con la vettura non è cosa da poco. Come nelle più belle storie d’amore bisogna imparare a conoscersi e, ancora, si indugia nell’apprezzare i dettagli dell’altra metà.

In particolare, il “profumo” dell’auto nuova è una di quelle “gioie” che tanti automobilisti amano, o ricordano di aver amato, al punto che, salendo sull’auto appena acquistata da un amico o da un’amica, la familiarità di quel profumo torna subito attuale nella mente.

Almeno è quello che in molti abbiamo sempre pensato…

Uno studio J.D. Power ha rivelato che non è così per tutti. In Cina, il 10% dei clienti del settore automotive trova lo stesso odore ripugnante. Così, mentre il mercato automobilistico cinese cresce, i produttori di automobili si attrezzano per trovare un modo per rendere l’aroma dei loro nuovi veicoli più apprezzabile ai gusti cinesi.

All’inizio di novembre 2018, Ford ha così depositato un brevetto che permetterebbe di ridurre l’odore “di nuovo” dalla macchina, intervenendo sulle “cause” maggiori del profumo – o cattivo odore – di “auto-nuova”: si tratta degli adesivi, della pelle e degli altri materiali nell’abitacolo che sono stati sapientemente catalogati da ben 18 “nasi” infallibili, ovvero da professionisti del settore (per intenderci, gli stessi che lavorano alla creazione dei migliori profumi al mondo).

Visto che l’odore all’interno dell’auto aumenta o diminuisce la propria intensità anche in base alle condizioni climatiche esterne, pare che il brevetto includa un software che rileva la posizione della vettura e il meteo esterno ad essa e agisca autonomamente attivando delle ventole di aspirazione, abbassando i finestrini e così via.

Ford, purtroppo, non comunica i dettagli del brevetto: “benché l’odore di nuovo sia radicato nella cultura americana, sappiamo che ai clienti cinesi non piace. Questo brevetto è il risultato di anni di ricerche ed è qualcosa che stiamo considerando di sfruttare in futuro” dice Debbie Mielewski, senior technical leader nella sostenibilità dei materiali Ford.

La Customer Experience è proprio questo: lo studio dei clienti, del viaggio che compiono con il brand e i suoi prodotti/servizi, l’analisi dell’esperienza nei diversi touchpoint e, se necessario, anche la correzioni di “piccole/grandi” cose che, alla prova dei fatti, sono decisive per il giudizio complessivo del cliente!

SCANDINAVIAN AIRLINES: THE ARRIVALS

Lo spot “outside-in” di Scandinavian Airlines ha raggiunto quasi 2 milioni di visualizzazioni in pochi giorni

Quando nel novembre del 2014 incontrai Kerry Bodine per la prima volta, in occasione del lancio di News & Customer Experience, rimasi davvero colpito dalla portata “rivoluzionaria” dei suoi studi sulla Customer Experience. Soprattutto ricordo bene una slide che Kerry mostrava per far comprendere – o ri-comprendere – alla platea di imprenditori e manager che la ascoltavano, quanti fattori possono influenzare il giudizio sull’esperienza da parte del cliente e che, quindi, occorre ben conoscere e comprendere.

Purtroppo, molto spesso, i brand sembrano “dimenticare” cosa davvero pensa e prova il cliente e, nella comunicazione, si prodigano nel far conoscere le caratteristiche della propria offerta, l’affidabilità dei loro servizi, le proprietà differenzianti dei loro prodotti rispetto a quelli di altri brand. Proprio perchè distante da questo tipo di strategia comunicativa, dal 29 ottobre 2018, si fa un gran parlare di uno spot di Scandinavian Airlines, pubblicato su Youtube e subito “rimbalzato” su tutti i social, che ha raggiunto quasi 2 milioni di visualizzazioni.

Lo spot di Scandinavian Airlines si intitola “The Arrivals” e non illustra i pregi dei servizi offerti ai clienti, né la puntualità dei propri voli: lo spot pare invece concepito partendo dalla slide di Kerry Bodine. Quello che il cliente davvero pensa e prova è l’oggetto della pubblicità: la compagnia. tramite le riprese e le fotografie del pluripremiato fotografo Peter Funch e del regista danese Jeppe Rønde, ha osservato e condiviso i sentimenti, gli atteggiamenti e le espressioni delle persone nella sala degli arrivi.

Lo scopo di questa immersione vera e propria nei panni dei clienti e dei loro cari era quello di mostrare l’arricchimento e il cambiamento che ogni viaggio comporta.

Noi di Scandinavian Airlines, insieme ai nostri viaggiatori, riportiamo molto con noi dai nostri viaggi. Portiamo a casa ispirazione e coraggio, prospettiva e amore. Il viaggio ci cambia, e quando ci cambia, cambiamo il mondo. Con la nostra nuova campagna “The Arrivals” vogliamo dimostrare che i viaggiatori tornano più ricchi“, ha affermato Annelie Nässén, Executive Vice President Sales & Marketing SAS.

Lo spot fa parte di un più ampio programma di conoscenza del cliente:  in un’indagine condotta a ottobre 2018, Scandinavian Airlines ha chiesto a 3.090 persone in Svezia, Danimarca e Norvegia in che modo il viaggio “ci cambia”. I risultati del sondaggio hanno rivelato che sei su 10 persone (61%) pensano che i viaggi arricchiscano il viaggiatore con informazioni sulle culture diverse dalla propria e portino nuove idee utili per la vita di tutti i giorni.

La campagna “The Arrivals” verrà eseguita in vari canali in Scandinavia, Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Cina e Giappone.

Di seguito il testo dello spot, una vera e propria immersione di Scandinavian Airlines nella mente e nelle emozioni dei propri clienti:

Ti sei mai fermato a osservare lo spettacolo nella sala arrivi?

Guarda i visi delle persone che aspettano.

Pensano che qualcosa sia cambiato mentre eravamo via?

Che cosa ci porteremo dal viaggio?

Avremo trovato quello che cercavamo?

Il mondo era diverso da come ce lo immaginavamo?

C’è stata una comprensione maggiore delle cose al termine del viaggio?

Magari che non ci restano molti viaggi da fare?

O che ci siamo lasciati qualcuno di importante alle spalle.

A volte il viaggio cambia la vita.

A volte noi cambiamo il mondo.

Ma la maggior parte delle volte…

… Il mondo cambia noi.

Troviamo l’amore.

O ci innamoriamo di quello che abbiamo lasciato a casa.

Torniamo a casa con una nuova famiglia.

Con nuove priorità.

Con esperienze che rimarranno con noi per sempre.

Con un’idea in cui credere.

E noi di Scandinavian Airlines

facciamo viaggiare milioni di persone attraverso queste porte ogni anno.

Conosciamo il cambiamento quando lo vediamo.

E sappiamo che è un miglioramento.

8 AREE TEMATICHE: A MILANO VA IN SCENA LA PAYVOLUTION

Dal 7 al 9 novembre 2018 si è tenuta a Milano la terza edizione del “Salone dei Pagamenti”.

touchpoint sono tutte le interazioni che avvengono tra il Cliente e l’azienda all’interno di un vero e proprio “viaggio” (clicca qui) che il cliente compie. Sono numerosissimi e spesso sottovalutati o, addirittura, sconosciuti dalla stessa azienda, ma in ogni touchpoint è necessario offrire una Customer Experience che invogli il Cliente ad andare avanti nel suo percorso. Moltissimi di questi punti di contatto, nel retail, si trovano nel punto vendita. Il momento del pagamento, indubbiamente, è uno di quelli più “delicati” per il cliente e, spesso, anche per il brand: tempi, gentilezza del personale, tecnologie e privacy sono solo alcuni degli aspetti da saper gestire per assicurare al cliente un’esperienza facile e piacevole!

Proprio su questo “delicato” touchpoint si è svolto a Milano, dal 7 al 9 novembre 2018, un evento importante: il Salone dei Pagamenti (clicca per il sito dell’evento). Giunto alla sua terza edizione, il Salone si è articolato attraverso 8 aree tematiche:

  • Futuro dei pagamenti globali
  • Blockchain e Criptovalute
  • Verso una società digitale
  • Mobile e Millennials
  • Bank (R) Evolution
  • Shopping senza contante
  • Privacy e sicurezza
  • Arriva l’intelligenza artificiale

L’aspetto tecnologico e di innovazione è stato quello più discusso. Svariati gli argomenti sulla payvolution presentati al Salone: dall’applicazione di soluzioni per intelligenza artificiale, Internet of Things e machine learning.

Lo sviluppo tecnologico, insomma, guida gli operatori che, a vario titolo, si occupano di sistemi di pagamento. Anche i grandissimi “big”, come Google, si stanno muovendo da tempo per presidiare questo touchpoint fondamentale per l’esperienza del cliente. Reperire informazioni grazie ai sistemi di pagamento, sicuramente, “fa gola” a tantissimi player: le informazioni reperibili possono davvero aiutare i brand a migliorare in meglio l’esperienza offerta ai clienti. Questi ultimi, occorre non dimenticarlo, si aspettano sempre più efficienza, sicurezza e novità che facilitino le proprie esperienze. I millennials, infine, si dimostrano il nucleo più importante nel guidare la domanda di innovazione per il settore dei pagamenti: più di nove su dieci millennials europei (91%) prevedono che useranno i loro dispositivi mobili per scopi finanziari tra tre anni (studio condotto da ITProPortal su un campione di 42.000 persone in tutta Europa, clicca per link).

INTERAZIONI SOCIAL: ANALISI TRA 25 BRAND FAST CASUAL ITALIANI

I risultati di una ricerca Blogmeter per il periodo 1 luglio/30 settembre 2018

Secondo Philip Kotler, indicato come il quarto “guru del management” di tutti i tempi dal Financial Times (dopo Jack Welch, Bill Gates e Peter Drucker), “viviamo nell’era del un grandissimo potere dei clienti, potere che è guidato da abbondanti informazioni e comunità in rete…”. Quello dei social network, lo strumento delle “reti” e delle comunità per antonomasia, è così un “mondo” al quale chi si occupa di customer experience non può non guardare, analizzando quotidianamente il sentiment dei clienti rispetto alle promesse dei brand.

Ci siamo chiesti più volte quale fosse il comportamento “social” dei brand Fast Casual italiani e quanto e come questi interagissero con i propri clienti tramite le piattaforme online. Abbiamo così fornito a Blogmeter un’iniziale lista di 25 brand per iniziare a rispondere a questa domanda. Si tratta di un primo approccio verso il mondo social e i brand della ristorazione, seguiranno approfondimenti in futuro.

Blogmeter (clicca qui) è un’azienda italiana leader nella social intelligence, specializzata nel fornire soluzioni di social media monitoring e analytics ad agenzie e aziende. La Suite integrata di strumenti di Blogmeter è utile per scoprire cosa viene detto online su brand, prodotti, servizi e personaggi pubblici; per misurare le performance dei profili aziendali su Facebook, Instagram, Twitter e YouTube e per identificare gli influencer su settori specifici.

 

Ecco i risultati:

Nota metodologica

Conoscere il numero di interazioni tra brand e cliente è solo un primissimo passo: occorre innanzitutto parametrare questi risultati rispetto al numero di clienti effettivi del brand! Risalta così il numero di interazioni di Flower Burger, che con i suoi 6 punti vendita si trova al fianco di brand con un bacino di clienti sicuramente maggiore.

Il passo successivo e più importante è conoscere davvero cosa pensa e dice il cliente rispetto al brand e, per far questo, gli strumenti proposti da Blogmeter sono davvero efficaci.

Per approfondire: https://www.blogmeter.it/blog/2018/11/04/top-brands-3-trimestre-2018-fast-casual-restaurants/

257 MILIONI DI PASTI DA GUFI

I sorprendenti numeri del mercato della ristorazione notturna nel Regno Unito. Il cliente metropolitano “traina” le vendite

Il gufo, si sa, è un rapace che ama planare dal suo nido in cerca di cibo esclusivamente nelle ore notturne. Non tutti i gufi, però, volano alla ricerca del cibo. Alcuni si muovono su “due zampe” e possono fare affidamento sull’utilissimo “pollice opponibile” come strumento utile a soddisfare i propri bisogni alimentari. Fuor di metafora: tantissime persone si recano nei ristoranti nelle ore notturne!

Una recentissima indagine di NPD Group ha fatto emergere come oggi, nel Regno Unito, nel 2017, ben 257 milioni di pasti sono stati consumati nei ristoranti tra le 24:00 p.m. e le 07:00 a.m. Questa nuova e numerosissima schiera di clienti prende il nome di overnight diners, anche detti owl (gufi) diners.

Londra è naturalmente la “capitale” del mercato dei pasti notturni, rappresentando il 26% dei clienti “sonnambuli” di tutto il Regno Unito e oltre 67 milioni di visite “notturne” ogni anno; nella capitale questo mercato è aumentato del 38% di visite in due anni. Il segmento “fast” della ristorazione è quello che ha maggior successo di notte: la proposta “veloce” incontra infatti il consenso di una clientela che ama certamente la qualità, ma vuole che sia accompagnata dalla velocità.

Quando il cliente metropolitano (clicca qui) scende in campo le opportunità per i brand si moltiplicano! Per questo riportiamo di seguito le parole di David Taylor, proprietario della Balans Soho Society, un’istituzione della ristorazione londinese che, proprio delle ore notturne, ha fatto il suo cavallo di battaglia. “Siamo su Old Compton Street da 31 anni e siamo sempre stati estremamente popolari in queste ore [da mezzanotte alle 7], fin dall’inizio, attirando una gamma incredibilmente ampia di persone – i glitterati, i clubber, le celebrità, i lavoratori notturni di Londra, tutti e chiunque. Per avere successo in questi orari insoliti devi davvero migliorare la tua offerta. Serviamo cibo di alta qualità a tutte le ore del giorno e della notte e una delle cose che vediamo spesso nelle nostre recensioni online è che le persone non si aspettano di ottenere qualità di notte. Quando le vite non sono più dettate da ciò che l’orologio dice, i pasti possono essere improvvisati in ogni momento. Ora le persone si aspettano di avere molta più scelta di quando e come mangiare. Inevitabilmente ciò significa che i clienti guarderanno ai brand per trovare ciò che cercano in ogni momento!”.

27 MILIARDI INVESTITI DA AMAZON IN EUROPA

Da pochi giorni si è concluso il primo “Amazon European Innovation Day”. L’evento ha permesso al colosso di Seattle di poter fare il punto sullo stato degli investimenti nel Vecchio Continente e soprattutto, sul contributo essenziale che i professionisti europei hanno portato all’azienda nell’ambito dell’innovazione tecnologica. Quest’ultima, va da sé, uno dei punti di maggior forza di Amazon negli anni, tanto da permetterle in più riprese di “insediarsi” nel cuore dei clienti di tutto il mondo rispetto ai competitor.

Dal 2010 Amazon ha investito 27 miliardi di euro in tutte le sue attività europee. Ecco alcune delle innovazioni Amazon nate in Europa:

  • Alexa“, assistente personale intelligente: sviluppata da un team in Polonia.
  • Servizi di traduzione automatica, che consentono ai “seller” di ogni Paese di esportare nel mondo: nati in Germania
  • Prime Video, concorrente di Netflix, con circa 100 milioni di clienti nel mondo: Inghilterra.
  • Prime Air, sistema di consegna in 30 minuti attraverso l’utilizzo di droni: Austria, Francia e Regno Unito.

L’ambito di innovazione su cui molti dei team di Amazon si stanno concentrando è quello dell’intelligenza artificiale e pare che, stando alle parole di Ralf Herbrich (Director Machine Learning di Amazon), anche in questo campo il gigante dell’e-commerce rimarrà fedele al proprio DNA: “il nostro obiettivo è da sempre essere l’azienda più customer-centric al mondo“.

Come migliorerà l’esperienza del cliente Amazon grazie all’intelligenza artificiale? Risponde sempre Herbrich: “Oggi possiamo già fare acquisti con la voce, domani probabilmente saremo in grado di usare i gesti. Ma per aiutare i consumatori a orientarsi nell’immensa scelta di prodotti dell’e-commerce sarà sempre più necessario ricorrere a sistemi intelligenti che, con qualsiasi tipo di interfaccia utilizzata, riconoscano rapidamente e con margini di errori minimi le caratteristiche dell’oggetto desiderato… Continuiamo a istruire gli algoritmi delle nostre piattaforme per renderli sempre più precisi in tal senso. Il prossimo passo? Riuscire a riconoscere la freschezza di frutta e verdura semplicemente analizzando la foto del prodotto, in modo da sostituire nel mondo virtuale i sensi del consumatore. Un’applicazione che risulterà fondamentale quando esploderà l’e-commerce del cibo fresco”.

Pare che, inoltre, Amazon stia sviluppando i propri sistemi di intelligenza artificiale anche per migliorare la trasparenza in quella che, nel viaggio del cliente elaborato da Kerry Bodine e Harley Manning, è la tappa dell’accesso, (clicca qui). Quando il cliente non sarà in casa il pacco verrà recapitato nel luogo convenuto e il delivery man scatterà una foto da inviare al cliente come notifica dell’avvenuta consegna. Tutto normale, starete pensando… In realtà il nuovo sistema potrà comprendere se tutti gli elementi della foto sono “leggibili” e comprensibili per il cliente così da potergli certificare e garantire la bontà dell’avvenuta consegna!

LE FIGLIE DELLA ROSSA PIÙ SEXY CHE C’È

Quando un evento del brand che ami diventa l’occasione per tornare alle radici… Del brand e tue

L’ANTEFATTO

Ferrari 166MM – 1948

Torino – Siamo alla fine della calda estate del 1948, gli italiani hanno da pochi mesi votato il primo parlamento dell’era repubblicana e si vive un gran desiderio di futuro. Gli operai sono oramai tornati al lavoro in fabbrica. Molti di essi stanno lavorando nelle linee di produzione della mitica Fiat 500B, meglio nota con il nome affettuoso  “Topolino”.

Nel capoluogo piemontese si sta svolgendo un evento importante per il mondo automobilistico: il Salone di Torino. Gianni Agnelli, l’Avvocato, cammina osservando attentamente le macchine esposte e, di colpo, si ferma di fronte ad un modello insolito. La macchina in questione è la Ferrari 166S: è una vettura strana, simile ad una spider, completamente priva di capote, ma con un parabrezza minuscolo. L’Avvocato è ammirato e, alle persone presenti, pare dica: “Ma questa non è una macchina; è una barchetta!”. Ne diverrà presto un fiero possessore.

La prima “barchetta” vincerà l’anno seguente – guidata dalla coppia Biondetti/Salani – l’estenuante Mille Miglia, l’annuale corsa su e giù per l’Italia per oltre 1600 Km, teatro in quegli anni delle più ardite imprese e dei più tragici avvenimenti. Da quel momento la macchina si chiamerà Ferrari 166MM (MilleMiglia, appunto).

LA ROSSA PIÙ SEXY CHE C’È

Ferrari 750 Monza – 1954

Siamo nel 1954, di “barchette” se ne sono viste tante. Non solo Ferrari, ma anche Maserati, Fiat e altre case automobilistiche hanno prodotto i loro piccoli e scattanti bolidi.

Dino Ferrari, l’amato figlio di Enzo, ha disegnato un nuovo modello e il geniale Sergio Scaglietti l’ha trasformato in realtà: è nata la Ferrari 750 Monza. La nuova “barchetta” si distinguerà dopo pochi mesi, quando Mike Hawthorn e Maurice Trintignant conquistano il Tourist Trophy in Irlanda del Nord e consentono alla Casa di Maranello di vincere matematicamente, con una gara di anticipo, il Mondiale Sportprototipi. Secondo alcuni commentatori il più grande merito della 750 Monza è però un altro: la vettura è infatti unanimemente considerata la base di partenza per la progettazione di una vera e propria icona. Sto parlando della 250 GTO del 1962, che la rivista statunitense Motor Trend Classic definisce “la migliore Ferrari di tutti i tempi” e viene ancora ammirata come la “rossa più sexy che c’è“.

Ferrari 250 GTO – 1962

 

DUE FIOCCHI “ROSSI” A MARANELLO

Ferrari Monza SP1 e SP2 – 2018

Maranello, 18 settembre 2018 – Sono passati 64 anni da quando l’Avvocato Gianni Agnelli si innamorò della prima “barchetta”. Nel “Nuovo Centro Stile”, luogo in cui vengono concepiti tutti i modelli GT del Cavallino Rampante, si respira un’energia frizzante. Alla presenza dei dirigenti aziendali, dei giornalisti provenienti da tutto il mondo, delle celebrità e dei clienti del brand viene alzato il sipario su due nuove vetture: sono nate la Ferrari SP1 e SP2 Monza.

I nuovi gioielli sono i primi di una nuova linea speciale, rinominata “Icona”, espressione di un’inedita filosofia che mira alla produzione di vetture speciali ispirate dai grandi modelli del passato della casa, da produrre in serie limitata. Recita il comunicato ufficiale: “…nate con il solo obiettivo di vincere, queste auto progettate e costruite senza compromessi hanno contribuito negli anni ’50 a creare parte della leggenda Ferrari grazie ai tanti trionfi nel Campionato Mondiale Sport… La Ferrari Monza SP1 è stata progettata come monoposto stradale con un’identità fuori dagli schemi, in grado di far provare al driver un’esperienza di guida impareggiabile. La Ferrari Monza SP2 invece è la versione in configurazione biposto…”. 

CLIENTE DA SUBITO

La presentazione dei due nuovi capolavori è stata per me l’ennesima occasione per fermarmi a riflettere sulla mia esperienza con il brand Ferrari e ricordare con affetto alcuni momenti della mia infanzia.

Per tornare all’origine di questa “storia d’amore” non ho bisogno di avvolgere il nastro di 60 anni e ricordare le polverose strade della Mille Miglia. È un ricordo estivo, prima metà degli anni ’90. Il luogo è Bellaria, riviera Romagnola, più precisamente l’Hotel Nautic, dove con i genitori passo da alcuni anni le due settimane di vacanza agostane.

Ogni sera, dopo una passeggiata, me ne sto seduto ad ascoltare mio padre chiacchierare nel bellissimo cortile dell’albergo assieme al proprietario, il signor Franco, e agli altri ospiti. Si parla quasi sempre di Ferrari, del campionato di Formula 1. Franco è da tanti anni un cliente e un appassionato del Cavallino Rampante e i suoi ospiti sono spesso ingegneri, collaudatori e piloti della casa di Maranello. Tra questi anche “il Gozzi”, per tanti anni consigliere e portavoce di Enzo Ferrari.

In quelle serate passate ad ascoltare ammirato le discussioni appassionate e i tanti aneddoti sportivi ho vissuto le mie prime esperienze Ferrari; ho scoperto, grazie a questi racconti, il fascino della storia, l’emozione del presente sportivo, l’audacia tecnica di queste persone che sembravano maghi e l’amore di tutta una terra per questa impresa. Il sogno di diventare pilota di aerei si tramutò in quello di stringere tra le mani il volante di una Ferrari da corsa lungo un circuito. L’obiettivo ambizioso e realistico che mi posi, nel frattempo, è rimasto invariato: “portare a casa” un bolide rosso.

In attesa di raggiungere il mio obiettivo, secondo voi, quanto consiglierei Ferrari ad amici e colleghi in una scala da 0 a 10? …

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